Torniamo a discutere del payback sanitario, questa volta con grande rammarico e indignazione. La Corte Costituzionale, con una sentenza dello scorso luglio, ha ritenuto legittimo questo meccanismo, che impone alle aziende fornitrici di dispositivi medici di restituire una parte del proprio fatturato qualora la spesa complessiva delle Regioni superi i limiti stabiliti, con l’obiettivo di far quadrare i bilanci regionali. Entrando nel merito: con il D.L. Aiuti bis del 2015, il Governo Renzi stabilì che, in caso di sforamento del tetto di spesa da parte di una regione, le imprese fornitrici dovessero rimborsare una quota della spesa in eccesso. Questo decreto è diventato legge solo nel 2022, dopo le dimissioni di Draghi. Oggi, alle aziende che forniscono dispositivi medici tramite gare d’appalto a base d’asta ribassata viene quindi chiesto di coprire parte dei debiti accumulati dalle Regioni per gli acquisti sanitari. Sì, avete letto bene: le Regioni sforano, le aziende pagano.
Immaginate…
Immaginate che un ristorante serva un grande evento per un’azienda. L’azienda ordina cibo e bevande senza restrizioni specifiche, approfittando dell’offerta e della qualità del servizio, e alla fine della serata spende molto più di quanto avesse previsto. A questo punto, l’azienda chiede al ristorante di restituire una parte del pagamento perché la spesa ha superato il budget interno, di cui il ristorante non era a conoscenza. Come reagireste, se foste i ristoratori? Non trovereste assurdo dover restituire i guadagni dopo aver fornito un servizio di qualità, semplicemente perché il cliente ha sforato il proprio budget?
Le implicazioni per le imprese, SSN e pazienti
La decisione della Corte Costituzionale ha suscitato un forte malcontento e preoccupazione in Sapi Med e in tutte le aziende operanti nel settore dei dispositivi medici. Il meccanismo del payback mette a rischio un settore di eccellenza che comprende PMI, microimprese e grandi multinazionali, già provate dalle dinamiche economiche e dalle sfide globali. Per molti di noi, l’obbligo di rimborso si traduce in un onere insostenibile, minacciando la sopravvivenza nel mercato italiano.
Le conseguenze del payback si ripercuoteranno inevitabilmente sulla qualità delle cure fornite dal SSN. La riduzione della disponibilità di tecnologie avanzate comporterà una contrazione della qualità complessiva dell’assistenza sanitaria, influenzando negativamente anche il progresso medico-scientifico. Inoltre, le risorse destinate alla formazione e all’innovazione nel settore potrebbero subire un decremento, compromettendo la capacità di risposta del sistema sanitario a lungo termine.
Di conseguenza, per i pazienti, il payback si tradurrà in un accesso più difficile e limitato alle cure. La scarsità di dispositivi medici avanzati ridurrà le opzioni terapeutiche disponibili e comprometterà la capacità di intervento tempestivo su patologie che richiedono tecnologie specifiche. Inoltre, la difficoltà nel reperire apparecchiature adeguate potrà accentuare le disparità nell’accesso alle cure, penalizzando in particolare le persone in condizioni di fragilità, sia dal punto di vista economico che sanitario.
Cosa chiediamo a gran voce
L’articolo 32 della Costituzione Italiana afferma che “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”. Crediamo fermamente in questo principio e riteniamo sia un dovere nazionale garantire un Servizio Sanitario Nazionale equo e sostenibile, capace di tutelare la salute dei nostri cittadini senza compromettere la solidità delle nostre imprese.
Per questo motivo, uniti a Confindustria Dispositivi Medici e a tutte le aziende del settore, ci rivolgiamo con determinazione al Governo Meloni, chiedendo un intervento urgente per la cancellazione di questa legge ingiusta. È essenziale preservare un’industria che non solo offre soluzioni innovative per la salute dei cittadini, ma che contribuisce significativamente alla nostra economia, generando ogni anno 18,3 miliardi di euro. Insieme, possiamo difendere il nostro patrimonio di eccellenza e garantire un futuro in cui salute e prosperità camminino di pari passo, per il bene dell’Italia e della popolazione.